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Un portale a cura di Marco Ilardi

Il fantasma della fossa numero 313

la leggenda del cimitero delle 366 fosse
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Il cimitero di Santa Maria del Popolo, meglio conosciuto a Napoli come il cimitero delle 366 fosse è una delle tante eredità lasciateci a Napoli dai Borbone. E ‘stato il primo cimitero pubblico d’Europa ad essere stato costruito da Ferdinando Fuga, commissionato da re Ferdinando IV che cercava un modo per razionalizzare tutte le sepolture a Napoli.

Si trova a Via Fontanelle al Trivio a Poggioreale in una traversa di Corso Malta ed è persino visitabile il sabato e la domenica dalle 8:30 alle 12:30

Fu chiusa nel 1890 dopo aver accolto quasi due milioni e mezzo di salme.

Dopo aver costruito l’albergo dei poveri per ospitare tutti i miserabili e i granai del Regno delle due Sicilie per garantirne il sostentamento, decisero di costruire anche un cimitero in cui poterli seppellire.

Si tratta di un cimitero di forma quadrata perimetrato con un cortile centrale costituito da 366 fosse comuni suddivise il 19 ipogei su 19 file ognuna profonda 7 metri e coperta da una lapide quadrata di 4 metri e 20 nelle quali in ogni giorno dell’anno riportato sulla lapide venivano sepolti tutti i poveri morti quel giorno per garantirgli una sepoltura.

Il fatto che ci fossero proprio 19 file è perché nel pensiero illuministico 1 era Dio e 9 era la morte da cui il numero 19.

La fossa numero 60 si apriva solamente ogni 4 anni perché corrispondeva a quella del 29 febbraio quindi solamente ogni anno bisestile.

Sei di queste tombe sono collocate nel corpo principale prima di entrare nel piazzale e sono quelle della settimana santa dal 25 dicembre al 31 dicembre, la settimana più importante per la cristianità. Veniva dato quindi un trattamento diverso diciamo a coloro che morivano in prossimità della nascita di Gesù.

Nelle fosse 19 20 e 21 sono ospitati tutti i cadaveri dell’epidemia di colera del 1834 che fece circa 18000 vittime. Il cimitero però non riusciva a contenere tutte le salme e quindi venne aperta una breccia in una parete dove far passare dei carretti ed all’esterno venne costruito un nuovo cimitero chiamato cimitero dei colerosi per ospitare tutte queste salme.

All’interno delle fosse alla profondità di cinque sei metri c’era una rete soprannominata l’altalena della morte, sulla quale venivano lanciati i cadaveri che venivano messi quindi a scolare per occupare alla fine con le loro ceneri il minor spazio possibile e fare posto ai sepolti dell’anno successivo.

Questa pratica fu interrotta quando nel 1875 una nobildonna inglese perse la figlia a Napoli e quando vide il suo corpo gettato nella fossa, colpita da questa pratica efferata e disumana decise a sue spese di donare un argano al cimitero che è ancora visibile in prossimità della fossa 339 per calare i cadaveri.

Ogni giorno veniva aperta una tomba diversa che poi veniva chiusa e sigillata la sera.

La leggenda della fossa numero 313

Una di queste fosse. precisamente la numero 313 nasconde un mistero ed una leggenda che viene tramandata a Napoli nei secoli.

Si racconta che nella notte tra il 7 e l’8 novembre del 1868 all’interno della fossa 313 fu gettato il corpo di una ragazza morta all’ospedale degli incurabili. La zia della ragazza seguì i monatti che gettarono il corpo della ragazza nella fossa e rimase sulla tomba a pregare per tutta la notte. Le tombe infatti venivano sigillate solo all’alba del giorno dopo quando sarebbe stata aperta la lapide numero 314.

La leggenda vuole che una volta ogni 20 anni sulla tomba numero 313 si materializzino le figure della zia e della nipote che si abbracciano e poi volano via alle prime luci dell’alba.

 

 

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