La contessa Ippolita de Monti di Saponara era la moglie di Ugo Sanseverino, feudatario di Saponara in Basilicata e figlio di Sigismondo Sanseverino, una delle sette casate più importanti del Regno di Napoli, cui aveva dato tre bellissimi figli: Jacopo, Sigismondo ed Ascanio.
La famiglia viveva unita e felice fino a quando Ugo ereditò una cospicua fortuna recuperando i beni del padre Sigismondo che erano stati confiscati dagli Aragona.
Tutto ciò avvenne nel 1497 quando Ugo Sanseverino giurò eterna fedeltà al re Ferrante di Aragona.
Ugo però non aveva fatto i conti con l’avido e malvagio fratello Girolamo che, per impossessarsi dell’eredità decise di uccidere i tre nipoti in maniera subdola.
Un giorno li invitò ad una battuta di caccia nella sua tenuta di Monte Albano nei pressi di Pistoia, cui seguì un lauto banchetto durante il quale Girolamo uccise i nipoti con un vino avvelenato.
La pozione fu preparata da Sancia Dentice del Pesce la moglie di Girolamo, che non era molto esperta nella preparazione dei veleni e contribuì con la sua inesperienza a far scoprire il piano malefico.
I nipoti fecero tranquillamente ritorno a casa e morirono dopo alcuni giorni tra atroci sofferenze.
La morte contemporanea dei tre fece capire alla contessa sconvolta che si era trattato di un avvelenamento e non poteva essere una coincidenza.
La madre allora distrutta dal dolore si ritirò nel Monastero di San Gaudioso giurò vendetta nei confronti del cognato e lo denunciò alle autorità anche se essendo molto potente con l’aiuto della Duchessa di Milano che lo appoggiava, non riuscì mai a farlo incarcerare.
La leggenda dice che presa dalla collera la contessa vendette la propria anima al diavolo perché colpisse tutta la famiglia Sanseverino con una maledizione, compreso il marito Ugo che secondo lei non si era fatto rispettare vendicando la morte dei figli.
Si dice che per difendere l’onore dei Sanseverino addirittura difese il fratello in tribunale.
E la maledizione della contessa di Saponara colpì sul serio perché prima morì suo marito Ugo, successivamente i Sanseverino persero il proprio palazzo nobiliare che diventò la Chiesa del Gesù nuovo e molti possedimenti della casata andarono distrutti colpiti da una violenta pestilenza.
Alla morte di Ugo non essendoci più successori maschi il patrimonio finì interamente nelle mani di Girolamo che finalmente riuscì a mettere le mani sull’intera fortuna.
A quel punto la contessa decise di dedicare il resto della sua vita alla memoria dei figli facendo erigere nella cappella di famiglia un monumento ai tre ragazzi.
Il monumento fu realizzato da Giovanni Merliano da Nola che era allievo addirittura di Michelangelo, che raffigurò i ragazzi seduti con la Bibbia tra le mani e tutti con lo sguardo fisso verso il punto in cui era sepolta la madre, praticamente ai loro piedi.
Guardando verso l’altare a destra è sepolto Ascanio, al centro Jacopo ed a sinistra Sigismondo.
E ‘possibile tuttora ammirare questa bellissima scultura nella Cappella Sanseverino che si trova nella Chiesa di San Severino e Sossio in via Bartolomeo Capasso in pratica una traversa di Via Duomo che salendo porta al Largo San Marcellino dove un tempo si trovava la facoltà di geologia ed è possibile visitare il museo di Paleontologia.