La Chiesa di Sant’Eligio Maggiore, costruita nel 1270 per volontà di tre nobili della corte di Carlo I d’Angiò, è la più antica chiesa gotica di Napoli. Situata in Piazza Mercato, la sua posizione e architettura la rendono un gioiello nascosto, capace di incantare chiunque vi si rechi.
A mio avviso è una delle chiese più belle e suggestive di Napoli.
La chiesa rappresenta uno degli esempi più puri ed eleganti del gotico meridionale, con una forte influenza d’oltralpe, tipica delle costruzioni angioine a Napoli.
Posizione e Architettura
L’edificio sorge in una zona ricca di storia, adiacente a Piazza Mercato, luogo simbolico per la città. L’abside poligonale si affaccia sulla piazza, mentre l’ingresso principale, situato sul lato destro della chiesa, è preceduto dall’Arco di Sant’Eligio, noto per il suo suggestivo orologio e un portale strombato del XIII secolo. Questo portale, ricco di decorazioni zoomorfe e fitomorfe, costituisce un unicum nell’architettura napoletana, probabilmente opera di maestranze francesi.
L’interno della chiesa è a tre navate, a cui fu aggiunta una quarta nel XVI secolo, destinata all’ospedale adiacente. La navata centrale e il transetto presentano coperture a capriate lignee, mentre le navatelle laterali e l’abside sono coperte da volte costolonate in tufo giallo con membrature in piperno.
Un tocco particolare è dato dall’arco esterno, eretto nel Quattrocento per collegare il campanile a un edificio vicino e arricchito da decorazioni che narrano storie del passato.
L’Orologio di Sant’Eligio: Storia, Leggende e Rinascita
L’orologio che troneggia sull’arco della Chiesa di Sant’Eligio Maggiore è un elemento di grande valore storico e simbolico, che ha attraversato secoli di vicissitudini, leggende e persino distruzioni. Collocato sull’arco costruito nel Quattrocento per collegare il campanile a un edificio adiacente, l’orologio rappresenta uno degli elementi distintivi della chiesa e del contesto urbano circostante. L’arco stesso, a due piani, è un capolavoro di architettura gotica: il primo livello ospita l’orologio, incorniciato da decorazioni che narrano le storie di un’epoca, mentre il secondo livello è decorato con stemmi aragonesi e si dice contenesse una stanza in cui i condannati a morte trascorrevano le loro ultime ore.
La storia dell’orologio è segnata da un evento drammatico accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale. Il 28 marzo 1943, l’incendio e la successiva esplosione della motonave “Caterina Costa” nel porto di Napoli causarono una devastazione senza precedenti, con oltre 600 vittime e migliaia di feriti. L’onda d’urto della deflagrazione si propagò in tutta la città, distruggendo edifici fino a quartieri lontani come il Vomero e Pianura. Tra i danni subiti, l’orologio di Sant’Eligio fu trafitto da una lamiera, fermandosi simbolicamente all’ora dell’esplosione. Questa immagine di un tempo bloccato divenne un potente simbolo del dramma e della resilienza della città.
Per quasi cinquant’anni, l’orologio rimase immobile, testimone muto del dolore e della distruzione. Solo agli inizi degli anni Novanta, grazie all’impegno della parrocchia e di un’associazione culturale, fu riportato in funzione, segnando un nuovo inizio per la comunità locale e per il simbolo stesso di Sant’Eligio. L’intervento non si limitò al ripristino del meccanismo: si lavorò anche sul secondo quadrante, rivolto verso via Duca di San Donato, che conserva una lancetta unica a sbalzo, raffigurante un sole antropomorfo, elemento che aggiunge ulteriore fascino al dispositivo.
L’orologio, con i suoi doppi quadranti e le sculture decorative, è legato a numerose leggende locali. Una delle più note è legata alle quattro teste marmoree che adornano i tondi concavi del quadrante principale. Come raccontato anche da Benedetto Croce, queste figure evocano mistero e fascino, intrecciando storie di condannati, amori tragici e giustizia popolare. Questo elemento non è solo un meccanismo per segnare il tempo, ma un punto di incontro tra storia, mito e identità cittadina, capace di testimoniare le sfide e la rinascita di Napoli attraverso i secoli.
La Leggenda delle Capuzzelle
Uno degli elementi più affascinanti della Chiesa di Sant’Eligio Maggiore è legato alle “capuzzelle”, ovvero le due testine scolpite che adornano l’arco esterno sotto l’orologio. Queste sculture rappresentano una giovane vassalla e il duca Antonello Caracciolo, protagonisti di una leggenda risalente al Cinquecento, narrata anche da Benedetto Croce. La storia, intrisa di amore, vendetta e giustizia, aggiunge un’aura di mistero e fascino al luogo.
Adesso vi racconto la storia
La Storia di Antonello Caracciolo e la Vassalla
Secondo la leggenda, il duca Antonello Caracciolo, durante una battuta di caccia nei suoi possedimenti calabresi, si innamorò follemente di una giovane vassalla. Determinato a possederla, imprigionò il padre di lei e chiese, come riscatto, la sottomissione della ragazza.
Una volta ottenuto il rilascio del padre, la famiglia della vassalla cercò giustizia presso la regina Isabella d’Aragona. La sovrana, nota per il suo senso di giustizia, condannò Antonello a morte, imponendo che la ragazza, vestita di bianco, lo accompagnasse al patibolo situato nel Campo del Moricino (l’attuale Piazza Mercato).
Prima dell’esecuzione, Antonello fu costretto a sposare la vassalla e a lasciarle tutti i suoi beni. Durante i momenti finali, il duca implorò il perdono del popolo e, in lacrime, chiese clemenza alla fanciulla. La ragazza sembrava disposta a perdonarlo quando, tra la folla, apparve il volto di un vecchio urlante che le causò uno spavento tale da farla morire sul posto. Il destino di Antonello fu così segnato: decapitato, la sua testa rotolò accanto al corpo della giovane. Su ordine della regina, le teste dei due giovani furono scolpite sull’arco accanto alla chiesa, affinché la loro tragica storia fosse ricordata per sempre.
Simbolismo e Tradizione
La leggenda delle capuzzelle simboleggia il potere della giustizia e l’inevitabilità del destino, intrecciando temi di amore, vendetta e pietà popolare. Questo racconto, profondamente radicato nella cultura napoletana, contribuisce a rendere la Chiesa di Sant’Eligio Maggiore non solo un capolavoro architettonico, ma anche un luogo intriso di storie e tradizioni che hanno attraversato i secoli.
Rappresentazione nel Presepe di Ciro Scala
La chiesa è magnificamente rappresentata nel presepe napoletano realizzato dal dottor Ciro Scala nel quartiere di Forcella.
La riproduzione minuziosa della struttura realizzata con la collaborazione del bravissimo artista Francesco Strevella, riflette non solo la bellezza architettonica, ma anche il profondo valore simbolico che la chiesa riveste nella tradizione partenopea.
Questa fedeltà storica e artistica permette di riscoprire i dettagli di Sant’Eligio attraverso un’interpretazione che unisce fede, arte e memoria collettiva, rendendo omaggio al suo ruolo di protagonista nel panorama storico di Napoli.
In conclusione, la Chiesa di Sant’Eligio Maggiore con il suo magnifico orologio è una testimonianza vivente della storia, della cultura e delle tradizioni di Napoli, capace di raccontare, attraverso le sue mura e le sue leggende, la complessità e la bellezza della città.