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Un portale a cura di Marco Ilardi

Chiesa di San Giovanni a Carbonara e i suoi misteri

La chiesa di San Giovanni a Carbonara cappella caracciolo
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La trecentesca chiesa di San Giovanni a Carbonara si trova nell’omonima strada a Via Carbonara 4, è di origine trecentesca ed è tra quella più ricca di opere d’arte della città e senza alcun dubbio una delle più belle chiese della città di Napoli.

La Via Carbonara si chiamava così perché era in origine una discarica a cielo aperto per i residui della combustione del legno, del carbone appunto e tutta la cenere veniva stipata lungo questa strada.

Questa zona era anche luogo di incontro e scontro con cruenti duelli tra cavalieri descritti anche dal Petrarca che assistette sgomento ad alcuni di essi.

La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1339 grazie alle donazioni del patrizio napoletano Gualtiero Galeota durante il regno di Ladislao di Durazzo, nel luogo dove sorgeva un piccolo convento di agostiniani.

L’ampliamento del quattrocento portò alla costruzione di un nuovo chiostro e la chiesa fu abbellita con marmi pregiati.

E’ un monumento architettonicamente molto importante perché è un elemento di transizione tra l’arte gotica e l’arte rinascimentale.

Uno degli elementi più pregiati il magnifico mausoleo di Ladislao che Giovanna II regina di Napoli volle dedicare al proprio fratello Re Ladislao, prematuramente morto all’età di 37 anni.

Molto bella è anche la rinascimentale cappella Caracciolo del Sole, accessibile passando sotto al monumento funebre di re Ladislao nella quale è sepolto Sergianni Caracciolo.

Da visitare anche la Cappella Recco, che ospita un presepe del 1400, inizialmente fornito di 45 pastori originali dell’epoca.

Merita sicuramente una attenta osservazione anche la Crocifissione del Vasari che è possibile ammirare nel presbiterio della chiesa accanto alla tomba di Ladislao.

I misteri di San Giovanni a Carbonara

I primi misteri della chiesa di San Giovanni a Carbonara risiedono innanzitutto nei due personaggi che vi sono sepolti.

Il fratello della regina Ladislao, che fu assassinato con un veleno su parti intime di una fanciulla che desiderava possedere, ma soprattutto Sergianni Caracciolo, un maniscalco anch’egli assassinato che era ritenuto amante della regina.

La chiesa di San Giovanni a Carbonara è intrisa di massoneria, di simboli misteriosi ed esoterici che si celano tra i suoi monumenti, i suoi marmi ed i suoi pavimenti.

Innanzitutto è orientata est ovest verso il sole nascente e verso Gerusalemme, cosa insolita e chiaramente di derivazione massonica di cui ci sono diverse tracce nella chiesa.

Ad esempio su un monumento funebre nella cappella di Somma ci sono molte simbologie che si rifanno al mondo esoterico come immagini di satiri, figure demoniache che un tempo era impensabile poterli imprimere su elementi funerari.

Sul tetto c’è un occhio onniveggente racchiuso in un triangolo che è un simbolo massone che indica i tre princìpi morali: lealtà uguaglianza e fraternità.

Sull’altare Miroballo invece sono simboleggiate delle pigne che si rifanno al culto egizio, il non ti scordar di me e l’aquila che è il massimo simbolo della perfezione tutti simboli massoni presenti anche sul dollaro americano voluti dal presidente Roosevelt e dal ministro dell’agricoltura Henry Agard Wallace entrambi massoni.

Nella cappella Caracciolo del Sole il pavimento ottagonale con tanti ottagoni che si intersecano tra di loro vanno a formare il simbolo dell’infinito, simbolo matematico che rappresenta due universi che si succedono tra loro eternamente.

Questo simbolo richiama quello dei nodi d’amore presenti in tutti i templi massonici.

Inoltre nella Cappella Caracciolo del Sole è visibile anche un’incisione che riporta le parole: “antico ed accettato”. Questi erano i termini del rito scozzese iniziatico con cui venivano accolti nuovi adepti nelle logge massoniche per ottenere il primo grado di Apprendista Libero Muratore.

Se ne desume che questa cappella veniva utilizzata, probabilmente nel diciottesimo secolo, come sede di riunione per facoltosi massoni napoletani in calzamaglia.

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