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Un portale a cura di Marco Ilardi

Vico Cerriglio a Napoli: il più stretto della città

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Tra le strette viuzze intrise di storia e fascino, si cela un luogo misterioso e affascinante: Vico Cerriglio a Napoli. Questo angolo nascosto di Napoli rappresenta un’ultima testimonianza di un’epoca passata, quando la città si estendeva fino al mare, e le onde lambivano le mura cittadine, accarezzando i suoi antichi vicoli. Insieme al maestoso santuario di Santa Maria la Nova, Vico del Cerriglio si erge come una sorta di relicto di un’epoca ormai lontana, conservando intatta la sua aura di mistero e suggestione.

Ma ciò che rende questo luogo ancora più straordinario è la sua connessione con uno dei più grandi maestri dell’arte: Caravaggio. Sì, proprio lui, il pittore geniale e controverso del Rinascimento italiano. In questo articolo, ci addentreremo nei meandri di questa storia affascinante per scoprire il legame profondo che lega Caravaggio a Vico del Cerriglio, svelando i segreti nascosti dietro le antiche mura di questa pittoresca stradina.

Accompagnaci in un viaggio nel tempo e nello spazio, mentre esploreremo gli intrecci tra arte e storia che rendono Vico Cerriglio a Napoli un luogo unico nel suo genere, una gemma nascosta nel cuore pulsante della Partenope antica.

Le origini del nome

Nascosto tra le pieghe del tempo nel cuore della Napoli antica, il quartiere del Cerriglio custodisce segreti antichi e storie avvincenti. L’origine del suo nome è avvolta nel mistero, con diverse teorie che tentano di gettare luce su questa enigmatica denominazione. Secondo alcuni, il nome potrebbe derivare dal gruppo di querce, conosciute come “ceriglie” in dialetto napoletano, che un tempo delimitavano i confini del quartiere medievale, aggiungendo un’atmosfera di leggenda e fascino al luogo.

È nel fitto groviglio di vicoli e stradine che la storia del Cerriglio si fonde con la leggenda, risalendo al Medioevo, un’epoca di cavalieri e nobili cortigiane. Qui, tra le antiche mura di Napoli, si erge una locanda millenaria, ancora oggi in attività, che ha visto il passaggio di illustri personaggi sin dal 1300, all’epoca di Roberto d’Angiò. Si racconta che il primo gestore di questa rinomata osteria fosse un uomo di nome O’Ricciulillo, la cui figura si è immersa nel mito nel corso dei secoli.

Attraverso le epoche, il Cerriglio ha accolto grandi scrittori e artisti, attratti dalla sua atmosfera unica e dalla magica poesia racchiusa nei suoi angoli nascosti. Tra le pietre levigate e le vecchie insegne, le parole dei poeti e i tratti dei pittori hanno danzato, celebrando la bellezza e il mistero di questo luogo intriso di storia e suggestione.

Vico Cerriglio: testimone di eventi più unici che rari

Il Cerriglio, un antico quartiere dal fascino misterioso, ha visto passare attraverso i secoli una serie di avvenimenti che hanno plasmato la sua storia in modo indelebile. Fino al 1740, questo luogo incantato apparteneva alle suore napoletane di Santa Chiara, emanando un’atmosfera di quiete e spiritualità che avvolgeva le sue antiche mura. Tuttavia, nella seconda metà dell’Ottocento, il destino del Cerriglio prese una svolta inaspettata quando fu trasformato in un deposito, perdendo così parte della sua aura sacra.

Nonostante ciò, il Cerriglio mantenne intatto il suo carattere popolare e affascinante, diventando un rifugio per molti intellettuali e artisti che ne ammiravano la genuina bellezza. Da Boccaccio a Basile, fino a Benedetto Croce, numerosi luminari della cultura si sono ritrovati ad ammirare le strade strette e le pietre levigate di questo luogo incantato, che alcuni hanno persino ribattezzato “lo cerriglio incantato” per la sua magica atmosfera.

Tra gli illustri visitatori del Cerriglio spicca anche il nome del celebre pittore Caravaggio. Giunto a Napoli per la prima volta nel 1606, l’artista trovò ispirazione nei vicoli e nelle strade dei Quartieri Spagnoli, che diventarono lo sfondo di alcuni dei suoi capolavori più celebri, come le suggestive “Sette opere di Misericordia”. Tuttavia, la permanenza di Caravaggio a Napoli non fu priva di vicissitudini: dopo un breve soggiorno a Malta, durante il quale venne persino incarcerato a causa di una rissa, l’artista tornò a Napoli nel 1609, trovandosi coinvolto in un drammatico episodio al Cerriglio.

Una notte di settembre del 1609, Caravaggio fu brutalmente aggredito da quattro uomini all’uscita della locanda, lasciando presagire la sua morte imminente a causa delle ferite riportate. Si pensa che gli aggressori potessero essere i familiari di Ranuccio Tomasoni, la cui morte per mano di Caravaggio a Roma nel 1606 aveva segnato un’ombra oscura sulla sua vita. Questo tragico evento testimonia la complessità e la drammaticità della vita dell’artista, il cui genio luminoso fu spesso oscurato dalle ombre della violenza e del mistero.

Caravaggio a Napoli: curiosità sul periodo partenopeo dell’artista

Caravaggio visse a Napoli per un totale di diciotto mesi, suddivisi in due soggiorni distinti. Il primo, tra ottobre del 1606 e giugno del 1607, e il secondo, nell’autunno del 1609 fino alla sua tragica morte a Porto Ercole nel luglio del 1610. Questo periodo intenso e cruciale per la sua produzione artistica ha attirato l’attenzione degli studiosi per molti anni, poiché è meno documentato rispetto al suo soggiorno a Roma.

Il legame di Caravaggio con Napoli ebbe un impatto profondo sulla nascita della cosiddetta “cerchia” caravaggesca napoletana, un gruppo eterogeneo di pittori che, di fronte alla rivoluzione della luce e alla modernità naturalistica introdotta dal maestro lombardo, trovarono nuovi stimoli per trasformare il loro linguaggio pittorico.

Durante il suo primo soggiorno a Napoli, Caravaggio dipinse alcune delle sue opere più celebri, tra cui le Sette opere di Misericordia per il Pio Monte della Misericordia e la Flagellazione per la Chiesa di San Domenico Maggiore, oltre ad altre opere commissionate da privati. Il suo impatto fu così profondo che ancora oggi la città custodisce alcune delle sue creazioni più straordinarie.

Nel secondo soggiorno, Caravaggio visse un periodo tumultuoso, segnato dalla fuga da Malta e dalla sua disperata ricerca di grazia da parte dei poteri ecclesiastici romani. In questo contesto, realizzò opere di grande intensità emotiva, come il Martirio di Sant’Orsola e la Maddalena in estasi, che testimoniano la sua straordinaria ma tormentata vena artistica.

Nonostante la sua vita travagliata e le vicissitudini che lo accompagnarono fino alla fine, l’eredità artistica di Caravaggio a Napoli rimane viva e vibrante, testimoniando l’inestimabile contributo di questo grande maestro alla storia dell’arte.

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