Le macchiette napoletane sono le più celebri nel teatro di varietà: tantissimi sono anche i nomi celebri – da Maldacea, a Totò – che hanno fatto sì che diventasse una tipologia teatrale iconica, conosciuta e riconosciuta anche ai giorni nostri più come modo di dire che come vero e proprio riferimento storico.
Se almeno una volta nella vita qualcuno ti ha definito una vera macchietta, allora non puoi fare a meno di leggere quest’articolo e scoprire cosa sono, come nascono e qual significato viene attribuito alle macchiette ai giorni nostri.
Le origini
Come accennato in precedenza, di macchiette ne esistono tante: ogni attore decide di portare sul palco un tipo di persona in particolare, da stereotipare esageratamente, in modo da farlo sembrare quanto più ridicolo e grottesco possibile.
Le macchiette più diffuse non sono che lo specchio di una data società in un determinato periodo storico: questo significa che con l’evolversi e il cambiare della società durante gli anni, i tipi da stereotipare cambieranno di volta in volta.
Nella società novecentesca, non era raro trovare in scena il mantenuto, o la mantenuta, che lo fosse dalla propria famiglia o dal/dalla proprio/a consorte; il maggiordomo, ma anche la domestica impicciona, il prete, l’omosessuale, il carabiniere, lo sciupafemmine (dongiovanni), lo scugnizzo, lo stupido, il birbante, il nullafacente, l’anziano, il mutilato di guerra e tanti altri.
Ognuno di questi personaggi viene presentato in maniera esagerata, tanto da distorcerne in alcuni casi i tratti tipici di quella specifica persona. Questo perché l’obiettivo principale del teatro di varietà è quello di mostrare gli aspetti paradossali e poco coerenti della società dei tempi.
Nicola Maldacea: la prima macchietta della storia
Nicola Maldacea è considerato il precursore del teatro di varietà in Italia, il primo uomo ad aver portato sul palco la prima macchietta.
Nasce a Napoli nel 1870 ed è fin da piccolo molto propenso per le arti teatrali; già da giovane si presenta sui palcoscenici dei teatri di varietà e nei cafè-chantant: ha una voce molto profonda e robusta e si farà presto notare da attori e commediografi di una certa importanza che lo faranno arrivare al Salone Margherita, uno dei cafè-chantant più famosi di Napoli all’epoca.È già in questo ambiente che porta sul palco tipi di persone fortemente stereotipati, a cui dà un carattere fortemente ironico e bizzarro: nasce quella che stesso lui chiamerà macchietta.
Stesso lui ne dà una definizione molto precisa: la macchietta è come uno schizzo di pittura, fatto in maniera molto frettolosa, a tratti svogliata; ma può diventare al tempo stesso uno squarcio dal quale vedere i tratti salienti di un determinato tipo di persona in un determinato luogo.
‘O Rusecatore, ‘O jettatore, Il Superuomo, il Conte Flick, sono solo alcune delle macchiette che Maldacea preferisce far vivere sul palco e che in seguito farà vivere anche in ambito cinematografico.
Maldacea si spegnerà a Roma nel marzo del 1945.
Il declino delle macchiette
Risate fragorose, allusioni sessuali, volgarità, turpiloqui, oscenità, buffonate ed eccessi sono parentesi che in un teatro del genere non possono assolutamente mancare, anzi, aiutano a dare un’impronta caricaturale e grottesca non indifferente.
Il teatro di varietà comincia a conoscere il suo declino qualche anno dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Attori comici come lo stesso Totò, ad un certo punto, abbandoneranno il genere per dedicarsi ad un teatro più impegnato o al cinema.
Vittorio Marsiglia, però, è forse l’unico discendente di questa dinastia: classe ’43, si definisce stesso lui una macchietta da oltre cinquant’anni, di cui porta sulla spalla l’enorme bagaglio dei suoi brillanti predecessori.
Le macchiette napoletane più famose
Maldacea è stato l’iniziatore, ma la tradizione della macchietta, in particolare quella napoletana, non termina assolutamente con lui. Sono tantissimi i nomi famosi accostati a questo sottogenere teatrale burlesco, quello di varietà.
I più celebri macchiettisti sono stati senza dubbio Raffaele Viviani, il mitico Totò ed Ettore Petrolini.
Viviani è sicuramente quello che più ha tipizzato le figure più emblematiche delle classi sociali partenopee del Novecento; vanno sicuramente ricordate ‘O Scugnizzo, ‘O Marinariello, ‘O Guappo, ‘O Professore, ‘O Cucchiere, che stesso lui inventa prendendo ispirazione da Peppino Villani.
Petrolini, invece, più si lascerà ispirare dall’intramontabile Maldacea, creando personaggi grotteschi come Amleto, Napoleone, Fortunello, Gastone e Bell’Antonio.
Infine, Totò, genio di teatro indiscusso, seguirà le orme di Gustavo de Marco, attore comico teatrale partenopeo, inventando macchiette come Il Ciccillo, il Cafone, l’Ignorante, il Ricco straniero.
“Sei proprio una macchietta” modo di dire
Chi non è a conoscenza di questa espressione tipicamente napoletana associata a una persona che, anche solo con il suo aspetto, suscita gioia? Il modo di dire, ampiamente noto, deriva dal gergo pittorico: “macchietta” (ovvero “piccola macchia”) è un rapido schizzo a olio in pittura e, in senso più ampio, indica una vignetta (molti giornali si avvalgono della collaborazione di vignettisti famosi). Dal linguaggio pittorico, il termine è stato introdotto nel linguaggio teatrale leggero per indicare un personaggio o una scena caricaturale.
L’espressione viene spesso utilizzata anche con un significato opposto, per riferirsi a una persona che irrita a causa del suo comportamento eccentrico e imprevedibile: ma come?! Fino a poco tempo fa condividevi tutte le nostre idee, non vedevi l’ora di metterle in pratica, e adesso non ti piace niente? Sai che sei davvero una macchietta?”
Oggi, è molto facile sentire il modo di dire “sei proprio una macchietta” anche al di fuori dei confini napoletani. Ad esempio, il termine è molto utilizzato (in senso prettamente dispregiativo) in Calabria.