Da figlio illegittimo a re di Napoli: la storia del Re Ferrante d’Aragona, all’anagrafe Ferdinando, è una delle più particolari della famiglia reale e dei sovrani di Napoli. Figura controversa in ambito politico e privato, Ferdinando è stato protagonista dei primi scontri tra una società ancorata al feudalesimo, ormai al suo tramonto, e una società più moderna volta all’emergente classe borghese.
Le origini
Ferdinando Trastámara d’Aragona nasce nel 1423 da una relazione extraconiugale tra il re Alfonso V d’Aragona e una nobildonna napoletana, Gueraldona Carlino, sua accompagnatrice nei viaggi che lo tengono impegnato in Spagna, di cui è sovrano di qualche città.
E sarà proprio Valencia a dare i natali al piccolo Ferdinando che, fino ai 15 anni, vivrà lontano da Napoli e ignaro del futuro che lo aspetta.
Nel 1438 Alfonso, che aveva creato una discendenza di soli figli illegittimi, decide di farlo entrare nella corte di Napoli, perché essendo il primo tra i figli è lui per il padre ad essere “legittimo” erede al trono.
Ferdinando dà subito prova di essere adatto alla vita di corte: è molto acuto e anche coraggioso secondo il padre, il quale instaura con il figlio mai visto prima di allora un legame molto solido e affettuoso.
Il passo decisivo non tarda ad arrivare: nel 1440, il re di Napoli dichiara suo figlio il prossimo erede al trono, secondo sua volontà; ma sempre più insicuro della posizione del figlio, manovrerà petizioni e accordi per avere il benestare del Parlamento dei baroni e sapere sicuro il trono alla sua morte.
Alfonso I re di Napoli muore nel 1458 e il figlio trentacinquenne gli succede nonostante i suoi continui timori. Il regno di Ferdinando dura ben trentasei anni.
La guerra angioino-aragonese
Le manovre che Alfonso si era ritrovato a fare anni prima avevano un senso: il Parlamento dei baroni non è affatto favorevole all’ascesa al trono di un figlio illegittimo e vedono soltanto nella venuta degli Angiò la speranza di un ritorno alle origini legittime del trono di Napoli. Questa speranza viene maggiormente accesa da Giovanni d’Angiò, che vuole rivendicare il trono perso dal padre e, approfittando del malcontento dei baroni, invade Napoli.
La guerra dura quattro anni e vede inizialmente Ferdinando battuto sia dai baroni di Napoli che dalle truppe angioine che avevano stretto un’alleanza tra loro: la prima disfatta la subisce a Sarno, ma per sua fortuna non ha un esito decisivo nella battaglia. Infatti, proprio per questo riesce a ribaltare la sorte a suo favore: grazie agli aiuti ricevuti dagli Sforza, potente ducato di Milano e dal Papa riesce a sconfiggere i suoi rivali nella battaglia di Troia nel 1462. Per i nemici nei due anni a seguire non c’è più nulla da fare, collezionando sconfitte su sconfitte vedono frantumarsi il desiderio di vedere di nuovo gli Angiò regnare su Napoli. Per affermare ulteriormente il suo potere, Re Ferrante d’Aragona decide di assediare Ischia, ultimo simbolo napoletano nelle mani degli Angiò. Grazie agli aiuti navali di suo zio, Giovanni II d’Aragona, il re di Napoli riesce a conquistare l’isola e Giovanni d’Angiò, che vi si era rifugiato, è costretto a partire verso la Provenza.
Il ventennio d’oro
Chiusa questa parentesi bellica durata ben quattro anni, il regno di Re Ferrante d’Aragona conosce vent’anni di pace e prosperità; una pace paradossalmente dovuta alla prepotenza del sovrano nei confronti dei baroni, che lo avevano disconosciuto e boicottato. Il suo lato magnanimo è tutto a favore di chi è invece stato devoto e leale a lui. Introduce manovre che sono sempre più a favore dei suoi sudditi, in modo da renderli quanto più indipendenti possibili dai poteri forti e liberi nella loro quotidianità. Il suo principale scopo è quello di togliere quanto più potere possibile ai baroni: una legge a favore dei suoi scopi è quella che fa promulgare nel 1466, la quale permette agli agricoltori di poter disporre come meglio credono dei prodotti che coltivano, svincolandoli in buona parte dagli obblighi verso i proprietari di terre, che nemmeno a farlo a posta, sono per la maggiore baroni. Questa legge può essere vista come un tentativo da parte del sovrano di dissolvere il sistema feudatario che ha caratterizzato gran parte del Medioevo.
La congiura dei baroni
Questa ventata di modernità ai baroni non piace, ed è per questo che si riuniscono a Melfi, in Basilicata, per tentare nuovamente di boicottare Re Ferrante d’Aragona, che stava sempre più minando il loro potere e le loro ricchezze. La congiura, però, viene sventata e Ferdinando stavolta non mostra nessuna pietà verso i suoi fallimentari carnefici, i quali verranno tutti imprigionati e successivamente giustiziati nel Castel Nuovo, conosciuto oggi come Maschio Angioino.
Ferdinando: una figura controversa
Ferdinando, nonostante la sua spregiudicatezza e il suo cinismo nel governare e nel combattere, è stato un uomo molto passionale e affettuoso nel privato.
Fu anch’egli un uomo circondato da tante spasimanti e concubine, nonostante si sia sempre dichiarato molto legato e innamorato della sua consorte, Isabella di Chiaramonte, morta a soli quarant’anni. Ai sei figli legittimi avuti durante il primo matrimonio, ne vanno aggiunti altri due, frutto del suo secondo matrimonio, ma Ferdinando vedrà solo nella secondogenita, Eleonora, la sua pupilla.
Come il padre, Ferdinando ha avuto una lunga lista di figli illegittimi, legati in matrimonio con le migliori casate d’Italia, ma nessuno di loro, al contrario di lui, ha potuto aspirare al trono.