Credenze popolari napoletane
Parlare delle superstizioni napoletane potremmo scriverci un libro.
La superstizione è credere in qualcosa non dimostrabile che se non viene fatta in un certo modo poi ci porterà delle sventure.
La Chiesa come sappiamo condanna la superstizione, ma a Napoli tanti non la pensano così.
Il detto non è vero ma ci credo è molto diffuso dalle nostre parti.
Come diceva Eduardo essere superstiziosi è da ignoranti, non esserlo porta male.
Noi napoletani crediamo che alcune cose portino bene ed altre portino male ad esempio il sale porta fortuna o sfortuna: vediamo quali sono le principali credenze napoletane.
Passare sotto la scala
A Napoli, passare sotto la scala porta male per due ragioni principali.
La prima ragione è legata alla simbologia della scala. In molte culture, la scala è un simbolo di passaggio tra due mondi, il mondo terreno e il mondo ultraterreno. In questo senso, passare sotto la scala significherebbe rompere il confine tra questi due mondi, attirando su di sé la sfortuna.
La seconda ragione è legata alla tradizione napoletana. In passato, le scale erano spesso costruite con materiali poco robusti, come il legno o il ferro. Pertanto, passare sotto una scala poteva essere pericoloso, in quanto si correva il rischio di essere colpiti da un oggetto che cadeva.
Per scongiurare la sfortuna, a Napoli è consuetudine evitare di passare sotto la scala. Se si deve farlo, è necessario incrociare le dita o sputare tre volte per terra.
Ecco alcuni esempi di superstizioni legate alle scale a Napoli:
- Se si passa sotto una scala, si rischia di avere un incidente o di perdere un caro.
- Se si vede qualcuno passare sotto una scala, è necessario sputare tre volte per terra per scongiurare la sfortuna.
- Se si incrocia una coppia di sposi che passa sotto una scala, si rischia che il matrimonio finisca male.
Naturalmente, non tutti i napoletani credono in queste superstizioni. Tuttavia, sono ancora credenze molto diffuse, che sono importanti conoscere se si visita Napoli o se si ha a che fare con persone napoletane.
Inoltre, è interessante notare che questa superstizione è diffusa anche in altre culture, come quella italiana, spagnola e portoghese.
O ppane sotto e ‘ncopp
Parliamo del pane capovolto a tavola. Il pane sulla tavola di un napoletano non va mai capovolto altrimenti porta male.
Questa credenza ha due origini una religiosa ed una storica.
Quella religiosa deriva dal fatto che col pane veniva identificato il corpo di Cristo che mangiamo durante la comunione e metterlo sotto sopra era un offesa a Nostro Signore.
L’altra deriva dal fatto che il pane scadente veniva dato in tempi antichi come pasto ai boia e per non far capire che era andato a male veniva capovolto.
Mettere del pane capovolto a tavola è dunque anche un segno di scortesia verso gli ospiti che oltre a farsi una bella grattata potrebbero pensare che gli stiamo dando del pane “sereticcio”.
La simbologia numerica nel gioco del lotto
Tra le credenze napoletane rientrano anche alcuni numeri che portano fortuna e portano sfortuna e sono bene indicati nella smorfia napoletana.
Ad esempio il 13 porta fortuna mentre il 17 porta sfortuna, la paura invece fa 90.
Mentre in altre parti del mondo il 13 porta male, da noi porta bene perchè lo associamo alla figura di Sant’Antonio che morì il 13 giugno 1231 ed è il giorno in cui il santo fa molti miracoli.
Il 17 porta male perché in numeri romani si scrive XVII che anagrammato diventa vixi quindi vissi ed è presagio di morte.
Nel lotto, la lotteria tradizionale di Napoli, un sogno che fa paura corrisponde al numero più alto. Quindi significa che la paura è totale fa 90 e ci impedisce di fare altro.
Il gatto
Il gatto a Napoli è un animale che è stato sempre considerato magico e misterioso.
In tempi antichi veniva praticata addirittura la felimanzia, ossia prevedere il futuro osservando il comportamento dei gatti.
A seconda del colore questo felino è stato associato alla fortuna o alla sfortuna.
Se camminando per strada vi passa davanti un gatto nero ad esempio è portatrice di sfortuna, se invece vi passa davanti un gatto bianco porta bene a meno che non si fermi a guardarvi.
Il cappello sul letto
Se andate a casa di un napoletano e avete un cappello vi raccomando di non appoggiarlo mai sul letto.
Questo rituale veniva infatti praticato quando una persona moriva e pertanto è portatrice di sventure.
I piedi del letto rivolti verso la porta
Per lo stesso motivo di prima mai sistemare nella stanza di un napoletano i piedi del letto rivolti verso la porta. La persona che dorme in quel letto è più pronta delle altre ad andarsene all’aldilà.
O’ curniciello di San Gregorio Armeno
Non per niente l’abbiamo scelto come foto dell’articolo. Il corno detto anche ‘o curniciello per noi napoletani porta bene.
In giro per Napoli nel centro storico ci sono tante botteghe e tanti ambulanti che vendono il classico cornetto scaccia iella.
La sua forma fallica è sempre stata simbolo di fertilità e prosperità per le famiglie, soprattutto quando avere molti figli era utile a portare avanti la casa.
Attenzione però un napoletano scaramantico però non compra mai il corno, gli deve essere regalato altrimenti porta sfortuna!
Inoltre deve essere rosso, vuoto all’interno, di corallo, fatto a mano ed appuntito. Il posto migliore dove comprare corni di tutte le misure e di tutte le forme è sicuramente a San Gregorio Armeno
Aprire l’ombrello in casa
Non sia mai andate a casa di un napoletano ed aprite l’ombrello in casa. Quasi sicuramente lo vedrete volare dalla finestra: a Napoli l’ombrello aperto in casa porta sfortuna.
Ciò simboleggia il fatto che la casa cada in rovina e quindi cada acqua dal tetto e quindi portatrice di cattivi presagi per la famiglia.
Versare l’olio
Attenzione a non far mai cadere l’olio a terra in presenza di un napoletano scaramantico.
A Napoli versare l’olio porta male perché una volta era la cosa più preziosa che una famiglia potesse possedere e farlo cadere potrebbe addirittura annunciare un lutto in famiglia.
Regalare olio superstizione
A Napoli regalare olio porta male. Questa superstizione ha due origini principali.
La prima è legata alla credenza popolare che l’olio sia una sostanza fluida e quindi in grado di scivolare via, portando con sé la fortuna. In questo senso, regalare olio significherebbe augurare alla persona che lo riceve di perdere la fortuna e di incorrere in disgrazie.
La seconda origine è legata alla tradizione napoletana del matrimonio. In passato, era usanza regalare olio agli sposi come augurio di prosperità. Tuttavia, con il tempo questa tradizione si è trasformata in una superstizione, secondo la quale regalare olio agli sposi significherebbe augurare loro una vita difficile e piena di problemi.
Per scongiurare la sfortuna, a Napoli è consuetudine regalare olio solo in quantità molto piccole, come un piccolo vasetto o una bottiglietta. In questo modo, il dono non è considerato un augurio negativo, ma semplicemente un gesto di cortesia e regalare olio porta bene.
O’ scartellato
Le persone con la gobba a Napoli vengono ritenute persone portatrici di fortuna. Quando si incontra una persona con la gobba il cosiddetto scartellato, bisogna accarezzargliela dolcemente ed avremo tanta fortuna.
Questo è il motivo per cui spesso nei tempi antichi queste persone con la malattia giravano per Napoli in vendita di corni portafortuna. Per la loro condizione facevano molti affari sicuramente.
Lo scartiello viene dal greco Kartos e già per gli antichi la gobba era uno scrigno che custodiva immense ricchezze nascoste alla vista dell’uomo che ne era solamente il custode.
La cosa non vale per le donne: incontrare una donna con la gobba porta male scappate in fretta.
Il ferro di cavallo
Il ferro di cavallo lo troviamo spesso in abbinamento al cornetto e l’abbiamo anche scelto come logo del nostro sito sulla pagina Facebook insieme al cappello di Pulcinella.
Il ferro di cavallo portava bene già dai tempi antichi perché la sua forma rappresentava la lettera C che ricordava la figura di Gesù Cristo.
Un altro motivo è che la polvere di ferro veniva utilizzata per curare le malattie e si riteneva che avere un ferro di cavallo all’uscio della porta tenesse la casa al riparo da pestilenze.
La spilla in regalo
Se regalate una spilla ad un napoletano, aspettatevi che vi punga prima con un dito.
Regalare una spilla a Napoli infatti porta sfortuna e l’unico antidoto è pungere il dito della persona che ce l’ha regalata.
La spilla come tutte le altre cose appuntite e taglienti sono portatrici di dolore e quindi portano male.
A capa r’aglio
Un altra cosa che porta bene a Napoli è appendere alla porta o in cucina una corona d’aglio.
Tra i riti scaramantici napoletani uno dei più conosciuti è appunto aglie e fravaglie fattura ca nun quaglie.
Si riteneva infatti che se qualcuno ci avesse fatto una fattura, ossia fosse andata da una zingara, una esperta di magia nera per mandarci una maledizione, l’aglio ci avrebbe protetti dalla sventura.
Questa cosa è stata ripresa anche nei fumetti di Topolino, dove Amelia, la fattucchiera napoletana che vive nel Vesuvio, aveva proprio nell’aglio il suo punto debole.
L’aglio era anche una protezione contro gli attacchi dei vampiri, lo stesso Conte Dracula sepolto nella chiesa di Santa Maria La Nova è risaputo che odiava l’aglio.
Il sale
Una delle superstizioni napoletane a cui stiamo più attenti a tavola è il sale.
Mai passare il sale a tavola ad un napoletano, ve lo fareste nemico: porta malissimo.
Il sale infatti è indicato come portatrice di sventura, soprattutto farlo cadere a terra. Per cui passarlo a tavola aumenterebbe il rischio di caduta, anche perché se cade sulla tovaglia vale per tutti.
L’unica soluzione in questo caso è raccoglierlo e buttarlo alle proprie spalle e la sfortuna sparirà di colpo.
Un altro uso del sale è usarlo contro i iettatori: una volta individuate persone che portano male lanciandogli addosso del sale dovrebbe annullare i loro poteri.
Questa pratica è usata anche allo stadio Maradona dove personaggi folkloristici hanno l’abitudine di lanciare il sale sugli altri tifosi prima delle partite, soprattutto nel settore distinti superiori.
Spargere sale malocchio
Si sparge il sale contro il malocchio perché, nella credenza popolare, il sale è considerato un elemento purificatore e protettivo.
Il sale è stato a lungo utilizzato in cerimonie religiose e rituali magici per allontanare gli spiriti maligni e le influenze negative.
In particolare, si crede che versando il sale per terra si crei un percorso che gli spiriti maligni possano seguire per uscire da casa. Per questo motivo, è importante raccogliere il sale versato e gettarlo dietro le spalle, in modo da allontanare la sfortuna.
Inoltre, il sale è considerato un simbolo di abbondanza e prosperità. Spargere il sale in casa o in giardino è un modo per attirare la fortuna e la buona sorte.
‘O cerasiello
Il cerasiello, ossia il peperoncino è una cosa che a Napoli porta fortuna.
In molte case napoletane è usanza vedere una sporta di peperoncino freschi (mi raccomando non secchi) appesa in cucina.
Oltre a ricordare la figura del curniciello, con la sua piccantezza allontana le malelingue dalla casa bruciandogli le papille gustative.
Farsi fare le carte
A Napoli, farsi fare le carte porta male per due ragioni principali.
La prima ragione è legata alla credenza popolare che le carte siano in grado di vedere il futuro. In questo senso, farsi fare le carte significherebbe aprire una porta sul futuro, che potrebbe essere negativo.
La seconda ragione è legata alla tradizione napoletana. In passato, la cartomanzia era spesso associata alla stregoneria e alla magia nera. In questo senso, farsi fare le carte significherebbe attirare su di sé il malocchio o la maledizione di una strega.
Per scongiurare la sfortuna, a Napoli è consuetudine evitare di farsi fare le carte. Se si deve farlo, è necessario farlo con una cartomante di fiducia e chiedere un consulto solo su questioni positive.
Ecco alcuni esempi di superstizioni legate alle carte a Napoli:
- Se ci si fa fare le carte, si rischia di attirare su di sé la sfortuna o il malocchio.
- Se si vede una cartomante per strada, è necessario girarsi dall’altra parte per scongiurare la sfortuna.
- Se si perde una partita a carte, è necessario incrociare le dita per scongiurare la sfortuna.
Rompere lo specchio
Un altra tra le superstizioni napoletane più conosciute è legata alla rottura di uno specchio.
Non sia mai a Napoli rompete uno specchio, vi attendono sette anni di guai.
Questa credenza nasce dal fatto che fin dall’antichità il potere riflettente dello specchio fosse una magia e che la persona dall’altra parte fosse un estensione di noi stessi.
Per questo motivo distruggendo il nostro alter ego sicuramente avrebbe a breve compromesso anche la nostra salute.
Regalare uno specchio
A Napoli, regalare uno specchio porta male per due ragioni principali.
La prima ragione è legata alla credenza popolare che lo specchio sia un oggetto magico, in grado di catturare l’anima di chi lo guarda. In questo senso, regalare uno specchio significherebbe regalare l’anima di chi lo riceve.
La seconda ragione è legata alla tradizione napoletana. In passato, gli specchi erano oggetti costosi e rari. Pertanto, regalare uno specchio poteva essere considerato un gesto di cattivo augurio, in quanto si rischiava di evocare la gelosia di chi non poteva permettersene uno.
Per scongiurare la sfortuna, a Napoli è consuetudine evitare di regalare specchi. Se si deve farlo, è necessario chiedere in cambio un piccolo oggetto, come una moneta o un gioiello. In questo modo, si bilancia il dono con un augurio di protezione.
Gesti scaramantici napoletani
Uno degli scongiuri contro il malocchio napoletano è quello di grattarsi le parti basse quando ci si trova in presenza di qualcosa che porti male.
Anche gli antichi romani dicevano sempre “Grattatio pallorum omnia mala fugat” ossia grattarsi le palle scaccia via tutti i mali.
Altro gesto è quello di spargere incenso da una lattina di alluminio bucherellata invocando sciò sciò cicciuè, dove cicciuè sta per civetta, una persona che porta sfortuna.
Preghiere antiche napoletane
La litania continua con questi scongiuri napoletani contro il malocchio in napoletano o’ maluocchie: “Uocchio, maluocchio…funecelle all’uocchio…aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglia, corne e bicorne, cape ‘e alice e cape d’aglio.”
Un altro detto napoletano contro il malocchio è “Aglie, fravaglie e fattura ca nun quaglie, ‘uocchie, maluocchie e frutticiell rind’ all’uocchie, corna, bicorna e la sfortuna nun ritorna, sciò sciò, ciucciuè.”
Questa litania viene utilizzata nel rito dell’olio, che il santone di turno pratica per capire se una persona è stata colpita dal malocchio.
Per malocchio ossia cattivo occhio c’è la capacità per alcuni iettatori di portare male agli altri semplicemente con lo sguardo.
Se camminate per Napoli evitate di fissare le persone: questa cosa del malocchio molto radicata dalle nostre parti potrebbe indurre qualcuno ad esclamare “ma che tiene a uardà” e dare origine ad una brutta discussione che potrebbe anche finire in rissa.
Il rito dell’olio consiste nel versare dell’acqua in una ciotola far sedere la persona da analizzare e recitando la litania farsi il segno della croce e versare nell’acqua delle gocce d’olio.
Se le gocce si allargano allora la persona è stata colpita dal malocchio.
Se addirittura le gocce d’olio si allargano fino a disperdersi nell’acqua e scomparire vuol dire che la fattura è stata fatta da troppo tempo e come diciamo noi nun ce sta niente ‘a fa.
Come togliere il malocchio?
Esiste un antico metodo per liberarsi dall’effetto malefico del malocchio, noto come “togliere gli occhi di dosso” che noi a Napoli chiamiamo “l’uocchie ncuolle”.
Si tratta di un rituale che risale a tempi antichi e prevede l’utilizzo di piante ed erbe specifiche. Per eseguire il rituale, bisogna preparare un decotto con alcune erbe e poi versarlo sulla testa della persona a cui è stato lanciato il malocchio. Quindi è necessario raccogliere le erbe sotto un albero e farne una sorta di infuso, recitando alcune preghiere per allontanare le forze negative.
Dopo aver versato l’infuso sulla testa della persona, la si dovrà avvolgere con un telo bianco per proteggerla dalle energie negative. Infine, si dovrà pregare affinché la persona possa liberarsi dal malocchio e ricominciare a vivere in serenità.
Quali sono i principali scongiuri napoletani ?
La tradizione degli scongiuri napoletani è una manifestazione affascinante della cultura popolare, che mescola superstizione, ironia e antiche credenze per scacciare la sfortuna e proteggersi dal malocchio. Tra gli amuleti più iconici troviamo il cornicello, un piccolo corno rosso realizzato in materiali come corallo, metallo o plastica, che simboleggia forza, vitalità e prosperità. Tradizionalmente, il cornicello deve essere donato per esercitare il suo potere protettivo, e il suo colore rosso è considerato capace di allontanare le influenze negative.
Altro simbolo di scongiuro è il “pulcinella“, una statuetta raffigurante la celebre maschera della commedia napoletana, spesso usata come portafortuna per evocare scherzo e leggerezza e per ridicolizzare la malasorte.
Accanto a questi amuleti, il popolo napoletano fa largo uso di gesti apotropaici, il più noto dei quali è quello delle corna: le dita mignolo e indice alzate, mentre le altre restano chiuse nel pugno. Questo gesto, diretto contro chi si teme possa portare sfortuna, è accompagnato da un’atmosfera di teatralità che fa parte del DNA culturale della città.
Il “tocco di ferro” rappresenta un’altra forma comune di scongiuro. Toccare il ferro, preferibilmente arrugginito, viene considerato un modo per scaricare energie negative e proteggersi da eventi infausti. A questa pratica si affianca l’usanza di gettare un pizzico di sale dietro le spalle, un gesto semplice che però ha radici antiche e richiama le credenze romane legate alla purezza e alla protezione contro il male.
Non si possono dimenticare le formule verbali, dette “scongiuri”, che spesso accompagnano amuleti e gesti. Queste parole, talvolta pronunciate sottovoce, hanno il potere di “disinnescare” la sfortuna e allontanare il malocchio. Infine, alcune tradizioni prevedono rituali complessi per liberarsi dal “malocchio”, un’influenza negativa che si crede venga scagliata attraverso lo sguardo invidioso o maligno di altre persone. I rituali contro il malocchio spesso coinvolgono figure come le “fattucchiere”, che con preghiere e riti speciali cercano di spezzare l’influenza nefasta.
In sintesi, gli scongiuri napoletani sono un aspetto vivo e vibrante della cultura partenopea, una combinazione di credenze, folklore e un pizzico di magia che continua a influenzare la vita quotidiana con la sua carica di simbolismo e ironia.