Le porte murate che si incontrano passeggiando per il centro storico di Napoli sono il risultato diretto e visibile dell’innalzamento del livello del suolo avvenuto durante il grande risanamento della città alla fine del XIX secolo.
Quando il livello delle strade fu alzato per permettere l’installazione di fognature moderne, molti degli ingressi ai piani terra degli edifici si trovarono improvvisamente sotto il nuovo livello stradale. Questa situazione pose un problema sia funzionale sia estetico.
Perché furono murate le porte a Napoli?
Motivi Funzionali
Dal punto di vista funzionale, le porte che una volta si aprivano direttamente sulla strada divennero inutilizzabili poiché portavano direttamente sotto il livello della strada, in spazi che si sarebbero trasformati in ambienti bui e umidi, poco adatti a qualsiasi utilizzo abitativo o commerciale. Inoltre, la presenza di queste aperture a livello inferiore rispetto alla strada avrebbe potuto compromettere l’integrità del nuovo sistema fognario, permettendo all’acqua piovana e ai detriti di infiltrarsi negli edifici.
Motivi Estetici e di Sicurezza
Sotto l’aspetto estetico e di sicurezza, queste porte, una volta utili, divennero potenziali vulnerabilità per la struttura degli edifici e per la sicurezza dei passanti. Murare le porte fu una soluzione per preservare l’integrità degli edifici e per garantire che le nuove strade fossero sicure e transitabili senza rischi di inciampare o cadere in aperture improvvisamente rese obsolete e pericolose.
Il progetto di Risanamento Storico della città
La trasformazione del centro storico di Napoli alla fine del XIX secolo è stata una delle più significative operazioni di risanamento urbano nella storia della città. Avviato nel 1885, questo progetto aveva lo scopo di migliorare le condizioni igienico-sanitarie di una delle città più densamente popolate d’Europa. Il colera del 1884 aveva messo in evidenza le criticità di un tessuto urbano fatiscente e privo di un adeguato sistema fognario.
Il risanamento di Napoli fu parte di un più ampio movimento di rinnovamento urbano che coinvolse diverse città italiane ed europee alla fine del XIX secolo. A Napoli, il progetto fu stimolato dalle gravi epidemie, come quella di colera del 1884, che evidenziarono la necessità di migliorare le condizioni di vita urbane. Il piano di risanamento prevedeva la demolizione di quartieri interi considerati insalubri, la costruzione di nuove infrastrutture, tra cui un moderno sistema fognario, e l’innalzamento del livello stradale.
Il risanamento di Napoli, noto anche come “risanamento borbonico”, è stato uno dei più grandi e complessi progetti di ristrutturazione urbana realizzati in Italia tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo. Questo intervento radicale, che trasformò profondamente il volto della città, fu messo in atto principalmente per combattere le gravi condizioni igienico-sanitarie che avevano portato alla terribile epidemia di colera del 1884.
Organizzatori del Risanamento
Il progetto di risanamento fu avviato sotto il regno di Ferdinando II di Borbone, ma le sue fasi più significative si svilupparono sotto il governo italiano dopo l’Unità d’Italia. Uno dei principali artefici del risanamento fu l’ingegnere e urbanista napoletano Lamont Young cui oggi sono dedicate le famose rampe.
Nominato come direttore dei lavori, Young elaborò un piano che prevedeva interventi massivi di demolizione e costruzione, mirati a sanare le parti più malsane e sovraffollate della città.
Le Opere Principali
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Realizzazione del Corso Umberto I (Rettifilo)
- Una delle prime e più impattanti opere del risanamento fu la creazione del Corso Umberto I, comunemente chiamato il Rettifilo. Questa grande arteria stradale fu progettata per collegare direttamente la stazione ferroviaria con il centro cittadino, tagliando attraverso quartieri densamente popolati e spesso insalubri. La sua costruzione comportò la demolizione di molti edifici vecchi e decrepiti, ma contribuì significativamente a migliorare la circolazione e l’igiene urbana.
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Bonifica e costruzione del nuovo sistema fognario
- Il risanamento includeva anche la bonifica delle aree paludose e la costruzione di un moderno sistema fognario. Queste opere erano essenziali per eliminare le fonti di infezione e migliorare la qualità della vita urbana. Il nuovo sistema fognario permise di ridurre drasticamente gli episodi di malattie legate all’insalubrità ambientale, come il colera.
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Edificazione del quartiere Chiaia
- Parte del risanamento interessò il quartiere di Chiaia, che fu quasi interamente ricostruito con nuovi edifici residenziali e commerciali. Questa zona divenne uno dei quartieri più eleganti e ricercati di Napoli, simbolo del nuovo volto borghese della città.
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Sviluppo di nuove aree residenziali
- Altri quartieri, come il Vomero, furono sviluppati ex novo per offrire abitazioni più salubri e moderne alle classi medio-alte. Questo non solo migliorò le condizioni di vita ma contribuì anche a decongestionare le zone più densamente popolate del centro storico.
Il risanamento di Napoli, pur avendo raggiunto importanti successi nel migliorare le condizioni igienico-sanitarie e nel modernizzare la città, non fu esente da critiche. Molte comunità furono sradicate e molte strutture storiche andarono perdute nel corso delle demolizioni. Inoltre, il costo sociale ed economico per le classi meno abbienti fu significativo, con molti che si ritrovarono senza una casa o con abitazioni molto meno accessibili economicamente.
Nonostante le controversie, il risanamento di Napoli rimane un capitolo fondamentale nella storia urbanistica italiana, un intervento che ha permesso alla città di fare un salto qualitativo verso la modernità, pur mantenendo e valorizzando, nei decenni successivi, il suo inestimabile patrimonio storico e culturale.
Perché ci fu l’innalzamento del livello stradale
La soluzione adottata fu radicale: demolire interi quartieri considerati insalubri, costruire nuove infrastrutture, e soprattutto, innalzare il livello del suolo da uno a tre metri per facilitare la costruzione di fognature moderne. Questo innalzamento ha avuto impatti profondi, sia dal punto di vista architettonico sia sociale, modificando irreversibilmente l’accesso a molti edifici storici.
Questa decisione fu presa principalmente per facilitare la costruzione di un sistema fognario efficiente, essenziale per prevenire future epidemie. L’operazione non solo migliorò le condizioni sanitarie ma cambiò anche l’aspetto fisico della città. Molti edifici storici, inclusi palazzi e chiese, si trovarono con i piani terra parzialmente sepolti sotto il nuovo livello della strada, causando la necessità di modificare gli ingressi principali e, in alcuni casi, di murare vecchie aperture.
Le Porte Murate: testimonianze del cambiamento
Le più dirette testimoni dirette di queste modifiche sono le porte murate, visibili oggi nelle facciate di numerosi edifici del centro storico. Queste strutture, originariamente a livello della strada e funzionali, furono rese obsolete dall’innalzamento del suolo e dunque murate. Oggi, rappresentano una peculiarità architettonica e una testimonianza storica della Napoli di fine Ottocento.
Le porte murate che oggi possiamo osservare nelle facciate degli edifici del centro storico di Napoli sono una diretta conseguenza di questi lavori di rialzamento. Originariamente queste aperture erano a livello della strada e fungevano da ingressi principali o secondari degli edifici. Con l’innalzamento del suolo, queste porte persero la loro funzione e furono murate. Oggi, queste strutture murate servono come testimonianza silenziosa delle trasformazioni urbane subite dalla città e raccontano una parte importante della storia napoletana.
Dove osservare le porte murate a Napoli
Per chi desidera esplorare queste caratteristiche uniche, alcune delle strade del centro storico di Napoli dove è possibile osservare le porte murate includono Via Duomo, Via dei Tribunali, e Via San Gregorio Armeno. Queste aree, ricche di storia e cultura, offrono un contesto visivo diretto sulle trasformazioni urbanistiche della città.
Significato Culturale e Conservazione delle porte murate
Il risanamento non solo ha migliorato le condizioni sanitarie ma ha anche lasciato un’impronta indelebile sull’architettura della città. Edifici che una volta si affacciavano direttamente sulla strada ora sono rialzati, creando un nuovo paesaggio urbano caratterizzato da scalinate che portano agli ingressi principali. Questo ha influenzato non solo l’estetica della città ma anche il modo in cui i napoletani interagiscono con lo spazio urbano.
Le porte murate non sono solo elementi architettonici; sono simboli della capacità di Napoli di adattarsi e rispondere alle sfide sanitarie e logistiche del passato. La loro conservazione è cruciale non solo per il mantenimento della storia urbana ma anche per l’educazione delle future generazioni sui cambiamenti sociali e strutturali che hanno formato la città moderna.
Implicazioni per il Turismo e l’Urbanistica
Questi elementi storici attirano non solo storici e studenti ma anche turisti interessati a comprendere le trasformazioni urbane e sociali di Napoli. Essi enfatizzano l’importanza della pianificazione urbana e delle decisioni infrastrutturali che possono avere effetti duraturi sulla vita quotidiana delle città.
Per concludere potremmo dire che le porte murate del centro storico di Napoli sono più che semplici residui architettonici; sono le custodi silenziose di una storia di resilienza e innovazione. Attraverso la conservazione di queste strutture, Napoli non solo preserva il suo passato ma offre anche spunti cruciali per le future generazioni su come le città possono adattarsi e trasformarsi in risposta alle necessità emergenti.
Questi monumenti urbani, testimoni di un’epoca di grandi cambiamenti, continuano a narrare la storia di una Napoli che, pur nel rispetto della sua ricca eredità storica, ha saputo guardare al futuro con determinazione e ingegno.