A Napoli c’è l’usanza a Natale di comprare il capitone il giorno dell’antivigilia, il 23 e la sera della vigilia di mozzargli la testa quando è ancora vivo.
Molti non sanno che questa tradizione natalizia napoletana ha un significato esoterico e religioso.
Il capitone per chi non lo conoscesse è una anguilla femmina che a Napoli è talmente importante che gli abbiamo riservato pure un numero nella smorfia napoletana il 32.
Nella Bibbia sappiamo che il demonio sotto forma di serpente costrinse Eva a mangiare il frutto proibito.
Il capitone, che appunto ricorda un serpente, simboleggia il male a cui andiamo a tagliare la testa nel giorno in cui nasce Gesù e quindi con quel gesto esorcizziamo il male attirando a noi tutto il bene.
Anche questa fa parte di una delle classiche superstizioni del popolo napoletano.
Il capitone va mangiato rigorosamente fritto e ci sono dei quartieri a Napoli dove le vasche piene di capitoni sono un’eccellenza ed una tradizione natalizia che continua nei secoli come la Pignasecca e Porta Capuana.
Una cosa importante da sapere quando si compra il capitone che dal momento in cui viene ammazzato al momento della cottura devono passare poche ore, perché come diciamo noi subito si fa brutto, va a male.
Molti non sanno che chi ha introdotto il capitone sulle tavole imbandite dei napoletani il giorno di Natale, è stato addirittura il fondatore della nostra università a Mezzocannone, Federico II di Svevia.
Federico era molto ghiotto dei capitoni che si faceva portare dal Lago di Lesina in Puglia e se ne faceva portare talmente tanti che spesso li regalava alla servitù.
Poiché era un pesce molto grasso ed economico, ben presto divenne a far parte della tradizione popolare napoletana, che in questo modo poteva mangiare finalmente pesce a basso costo il giorno di Natale.