C’era una volta a Napoli un ragazzo alto bello e tenebroso molto desiderato dalle ragazze, ma a lui non interessavano perché soffriva di un male oscuro: la depressione.
Questo ragazzo era sempre triste ed insoddisfatto e l’unico luogo dove si sentiva in pace con se stesso era un grande bosco che si trovava tra i casali di porta Miano, porta Grande e Porta Piccola.
In quel bosco a contatto con la natura era finalmente in pace con se stesso e sentiva che lì avrebbe trovato quello che cercava ma non sapeva cosa.
Un giorno in mezzo al bosco vide una fiammella bianca che subito scomparve.
Tornando diversi giorni consecutivi sempre nello stesso punto quella fiammella era sempre lì ad aspettarlo e piano piano si trasformo con lineamenti umani: era il fantasma di una ragazza.
Ogni giorno che passava quella ragazza diventò sempre più visibile, passeggiava, raccoglieva violette, ma non parlava ed era inespressiva.
Lui la seguiva ma scompariva sempre appena arrivava in prossimità del portone del castello posto all’interno del bosco e lui di questo si disperava.
Un giorno d’autunno preso dall’ardore dichiarò tutto il suo amore alla ragazza infliggendosi anche pene corporali battendo la testa a terra e promise alla ragazza che se avesse detto anche una sola parola avrebbe dato la sua vita per lei: a quel punto le disse mi ami? E lei che assunse quasi la forma umana rispose di sì. A quel punto il giovane si sentì mancare e con le ultime sue forze le chiese come ti chiami stringendola forte: e lei esclamò, Capodimonte!
E stretta nell’abbraccio del giovane si frantumò in tanti cocci di porcellana.
In quel momento tutte le statue di porcellana del castello presero vita e calpestarono il giovane fino a togliergli la vita seppellendolo sotto dei massi scagliati dalle statue dei titani.
In memoria di questa antica leggenda, il re Carlo di Borbone decise di impiantare la sua Real fabbrica di porcellane nel bosco che fu chiamato di Capodimonte, proprio nel castello dove andò in frantumi la storia d’amore dei due giovani.