Il palazzo degli spiriti è una struttura in rovina di epoca romana risalente al primo secolo dopo cristo che si trova a Marechiaro sul lungomare di Posillipo tra la Gaiola e la baia di Trentaremi.
Questa villa fu fatta costruire da Publio Vedio Pollione, uno schiavo dell’imperatore Augusto che essendo particolarmente meritevole acquisì lo status sociale di liberto, quindi di uomo libero.
Attorno a questa tetra struttura sono sorte delle leggende alimentate dai pescatori che hanno giurato di aver udito di notte dei lamenti provenienti dalla struttura ed aver visto la sagoma di una figura che suona la cetra e declama poesie: qualcuno è arrivato addirittura a dire che si tratti del fantasma del poeta Virgilio.
Come abbiamo raccontato nella maledizione dell’isola della Gaiola infatti, nei suoi pressi si trovava la scuola di magia del poeta Virgilio, quindi è possibile che la sua anima, tanto innamorata di questi luoghi, vaghi di notte tra le rovine delle mura della villa di Pollione.
Dopo la morte di Pollione prese il soprannome di Domus praestigiarum castello delle streghe in pratica, perché si dice che il luogo sia diventato meta di rituali notturni dedicati alla dea Iside.
Un altro racconto narra che la villa sia diventata ad un certo punto un covo di falsari di origine turca che coniavano monete d’oro e d’argento, e che per tenere lontani i curiosi abbiano alimentato leggende di un luogo infestato da fantasmi facendo strani rumori durante la notte ed appendendo stracci illuminati da candele di notte in modo che i pescatori potessero vederle e spargere la voce che si trattasse di un luogo maledetto.
Questa per secoli divenne un’area abbandonata coperta dalla vegetazione, e fu scoperta nel 1840 dal segretario dell’accademia delle Belle Arti di Napoli l’ingegner Guglielmo Bechi, architetto ed archeologo autore tra le altre cose del Palazzo Caracciolo di San Teodoro alla Riviera di Chiaia.
La struttura in barba alla soprintendenza, viene pure utilizzata nel periodo estivo come pericoloso trampolino di lancio da coraggiosi scugnizzi, qualcuno dei quali purtroppo a volte ci ha rimesso la vita, alimentando la leggenda di un luogo di fascino, di morte e di mistero.