Il termine Fareniello è profondamente radicato nella lingua e nella cultura napoletana, evocando una figura tanto affascinante quanto controversa. Questa parola designa una persona che eccede nei comportamenti affettati, spesso risultando irritante per chi la osserva. Si tratta di un bellimbusto, un seduttore che vive per apparire ciò che non è realmente, e che si sforza di essere al centro dell’attenzione, anche a costo di adottare atteggiamenti artificiosi e fuori luogo. Ma da dove nasce questa espressione? Scopriamolo insieme.
Origine teatrale: la maschera dell’innamorato eterno
L’etimologia del termine Fareniello affonda le sue radici nel teatro settecentesco. Sul palco, il personaggio dell’amatore – il seduttore giovanile e instancabile – era imprescindibile per molte commedie. Tuttavia, non sempre gli attori erano all’altezza del ruolo anagraficamente. Con il passare degli anni, i segni dell’età iniziavano a tradire gli interpreti, costringendoli a ricorrere a trucchi estetici per preservare l’illusione di giovinezza.
In assenza di costose ciprie, si faceva largo uso di farina per mascherare rughe e imperfezioni, dando vita al termine Fareniello, ovvero “infarinato”. Questo escamotage scenico, sebbene efficace nell’ingannare il pubblico, divenne presto simbolo di artificiosità, un’allegoria di chi cerca di nascondere la propria vera natura dietro una maschera.
Il fareniello nella società: un protagonista appariscente
Al di fuori del teatro, il Fareniello è passato a indicare una persona che vive per l’apparenza. Egli cammina tra la folla con atteggiamenti studiati, cercando approvazione e attenzione. Non si limita a essere ma, piuttosto, si impegna costantemente a fare per ottenere consensi.
Quando nessuno lo nota, il Fareniello si sgretola, percependo il disinteresse come una ferita al proprio ego. Non accetta di essere trascurato, attribuendo inizialmente la colpa agli altri – magari all’invidia – ma rivelando presto la sua fragilità emotiva. Questo comportamento è il riflesso di un’esistenza centrata sull’immagine, più che sulla sostanza.
Espressioni popolari: tra “farinella” e “don Riccardo”
L’espressione napoletana “Fa ‘o farenella”, che si traduce come “fare l’infarinato”, sintetizza perfettamente l’essenza del Fareniello. Questo detto, analizzato da studiosi come Amedeo Colella e Raffaele Bracale, non ha nulla a che vedere con il celebre cantante settecentesco Carlo Broschi, detto Farinelli, ma si collega piuttosto alla pratica teatrale di cui abbiamo parlato.
Un’altra locuzione, “Fa ‘o Don Liccardo”, trae ispirazione da alcune commedie settecentesche dove un personaggio, chiamato appunto Don Riccardo, interpretava il ruolo di un lezioso corteggiatore galante. Entrambe le espressioni rimandano a un atteggiamento affettato e pomposo, tipico del Fareniello.
Farinelli: il mito del cicisbeo senza compromessi
Sebbene non direttamente collegato all’origine del termine, il leggendario cantante Carlo Broschi, noto come Farinelli, aggiunge un tocco di curiosità alla storia. Castrato in giovane età per preservare la sua voce sopranile, Farinelli era anche un noto cicisbeo, accompagnatore delle dame aristocratiche. Tuttavia, i suoi corteggiamenti erano inevitabilmente platonici, alimentando una fama di seduttore senza sostanza.
Questo elemento contribuisce a rafforzare l’immagine del Fareniello come un seduttore che parla molto, ma realizza poco, un uomo tutto fumo e niente arrosto.
Tra Farenielli e “vrenzole”: una convivenza esplosiva
La figura del Fareniello si scontra spesso con quella della vrenzola – una donna schietta, vivace e senza peli sulla lingua, tipica della tradizione popolare napoletana. Questi incontri possono dare vita a situazioni comiche e, talvolta, disastrose. Come si narra in alcuni aneddoti locali, le ambizioni del Fareniello spesso si infrangono contro la veracità delle vrenzole, portando a conclusioni inaspettate.
Il fareniello oggi: una maschera senza tempo
Nonostante le sue origini teatrali, il Fareniello continua a vivere nella cultura napoletana come una figura universale. Il suo desiderio di apparire ciò che non è, il bisogno di attenzione e la sua fragilità emotiva lo rendono un archetipo sempre attuale. Nella società contemporanea, il Fareniello potrebbe trovare espressione sui social media, dove l’apparenza spesso conta più della realtà. Ma, come allora, la sua essenza rimane la stessa: un uomo che, dietro la maschera, nasconde insicurezze e un profondo bisogno di approvazione.
Ne conosco tanti di farenielli. Spesso sono ragazzi figli di papà che non si sono guadagnati quello che hanno con le loro forze e che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera, si imboscano sul lavoro e la loro unica attività è correre dietro alle ragazze.
Quelle classiche persone che spesso hanno successo con le donne, ma che poi a lungo andare essendo persone vuote finiscono per stancarti. Certo ci sono donne che si accontentano di stare vicino a persone così, ma sono al suo stesso livello quindi ci stanno bene. Come diciamo a Napoli Lle auciélle se accocchiano ‘ncielo e chiaveche ‘nterra.
In conclusione, il Fareniello non è solo un personaggio teatrale o un modo di dire, ma una finestra sulle contraddizioni dell’animo umano, un simbolo di quella continua tensione tra essere e apparire che accompagna l’uomo di ogni tempo.