In occasione di Napoli Inter della settimana scorsa prima della partita c’è stata una emozionante sciarpata di tutto lo stadio in cui molti hanno avuto occasione di ascoltare per la prima volta la bellissima canzone Napoli è della gente. Questo inno cercando su Google viene attribuito a Michele Annunziata autore e compositore di San Giuseppe Vesuviano.
Chi ha scritto Napoli è della gente?
In realtà la canzone è stata composta dall’artista di strada, il posteggiatore come lo chiamiamo a Napoli Cristian Vollaro prematuramente scomparso l’anno scorso per il male del secolo a soli 45 anni.
Originario di Vietri sul Mare, Cristian era un posteggiatore ed era solito suonare con la sua chitarra tra i localini e le pizzerie di Napoli nel centro storico a Port’Alba ed in particolare da Sorbillo e la sua scomparsa ha creato molto cordoglio per questo bravissimo ragazzo.
Partecipò anche alla trasmissione televisiva Tu sì que vales, andata in onda il 3 ottobre 2015 su Canale 5
Il posteggiatore napoletano è una figura iconica della tradizione musicale partenopea, un menestrello itinerante che, con voce e chitarra (o mandolino), regalava emozioni ai tavolini dei ristoranti, delle trattorie e dei caffè storici di Napoli. La “posteggia” è il termine che descrive questa pratica, un’arte che fonde musica, improvvisazione e interazione diretta con il pubblico, creando un’atmosfera magica e senza tempo.
Origini e Evoluzione della Posteggia
Le radici della posteggia risalgono al XIX secolo, periodo in cui la canzone napoletana si affermava come espressione popolare e raffinata allo stesso tempo. I posteggiatori, spesso musicisti di grande talento, suonavano nelle vie del centro storico e nei locali frequentati da nobili, borghesi e popolani, diffondendo le celebri melodie napoletane. Questa tradizione si rafforzò nei primi decenni del ‘900, quando artisti del calibro di Enrico Caruso e Roberto Murolo resero immortali le canzoni della Napoli classica.
L’Arte della Posteggia: Repertorio e Stile
Il repertorio del posteggiatore spaziava dai classici della canzone napoletana, come ‘O sole mio, Funiculì Funiculà e Torna a Surriento, fino a serenate struggenti come Dicitencello vuje e Reginella. Lo stile era teatrale, coinvolgente e spesso interattivo: il musicista dialogava con il pubblico, dedicava canzoni su richiesta e sapeva cogliere le emozioni di chi lo ascoltava.
Molti posteggiatori erano anche improvvisatori, capaci di creare versi su misura per i clienti, con ironia e maestria. L’abilità nell’intrattenere e nel conquistare il pubblico era tanto importante quanto la tecnica musicale.
Declino e Sopravvivenza di un’Antica Tradizione
Con il passare del tempo e il mutare delle abitudini sociali, la figura del posteggiatore è diventata sempre più rara. L’avvento della musica registrata, la trasformazione del turismo e delle dinamiche cittadine hanno ridotto gli spazi per questa tradizione. Tuttavia, ancora oggi, alcuni artisti mantengono viva la posteggia nei quartieri storici come Spaccanapoli, il lungomare di Mergellina e i ristoranti dei vicoli del centro. Alcuni musicisti si esibiscono nei locali più turistici, mantenendo vivo il legame con il passato.
Un Patrimonio da Valorizzare
La posteggia non è solo musica, ma un pezzo di storia e cultura napoletana che merita di essere riscoperto e preservato. In un’epoca in cui il turismo esperienziale è sempre più richiesto, il ritorno del posteggiatore potrebbe rappresentare un valore aggiunto per chi cerca un’autentica immersione nella tradizione partenopea.
Primo agosto pioveva a cosa si riferisce ecco il significato
L’inno è molto bello perché oltre che alla passione per il Napoli nella sua canzone Cristian richiama tutta la napoletanità e le nostre tradizioni.
Ci sono emozioni che non si possono spiegare, ma solo vivere. Il Napoli non è solo una squadra di calcio, è un simbolo, un’identità, un legame viscerale con una città che respira passione in ogni vicolo, in ogni tramonto che si specchia sul Golfo. Il nuovo inno, con parole che sembrano scolpite nella storia di Napoli, non è una semplice melodia: è un racconto di amore eterno, un grido d’appartenenza che fa vibrare il cuore di ogni tifoso.
1° agosto pioveva, di domenica era
Maglia in lana e un pallon, e nasceva l’amor.”**
L’inizio della canzone ci riporta indietro nel tempo, fino a quel 1° agosto 1926, quando la SSC Napoli venne fondata.
Un giorno segnato dalla pioggia, ma bagnato dalla nascita di una fede incrollabile. C’era solo una maglia di lana e un pallone, ma c’era già tutto: il cuore, la passione, la speranza di una città che sognava di affermarsi nel calcio e nel mondo.
Dall’azzurro nel cielo
come sfondo il Vesuvio
ed il bianco si sa,
è la sua integrità.”**
Il Napoli è l’azzurro, il colore del cielo e del mare, la sfumatura che racconta la bellezza infinita di questa terra. E lo sfondo è lui, il Vesuvio, immobile e fiero, guardiano silenzioso delle nostre gioie e delle nostre sofferenze. Il bianco, simbolo di integrità, ricorda che questa squadra non è mai scesa a compromessi con la propria identità: il Napoli gioca con orgoglio, sempre, senza mai perdere la propria anima.
E di fango e sudore
sacrificio e passione.
E’ la storia si sa,
della nostra città.”**
Napoli non è solo bellezza, è anche lotta, sacrificio, orgoglio di rialzarsi sempre. Il calcio, come la vita, qui non è mai stato facile. Dai campi di fango delle origini agli anni delle difficoltà economiche, ogni traguardo è stato conquistato con il sudore. Ma è proprio nella fatica che nasce la vera gloria: la storia di Napoli è una storia di riscatto, di un popolo che non si arrende mai.
**”Napoli è della gente,
il passato e il presente
e il futuro si sa,
ci ritroverà qua.”**
Il Napoli è più di una squadra, è un’eredità tramandata di generazione in generazione. Dai nonni ai padri, dai padri ai figli, questa maglia è un filo invisibile che lega passato, presente e futuro. E non importa dove ci porterà la vita, perché alla fine torneremo sempre qui, sugli spalti del Maradona o davanti a un televisore, con la sciarpa azzurra stretta al cuore.
Perché noi ti adoriamo
senza te non viviamo
forza Partenope,
il mio cuore è con te.”**
Un amore incondizionato, assoluto. Il Napoli è ossigeno per chi lo ama, è il battito di un cuore che non smette mai di cantare. In questa frase c’è tutto: la passione irrazionale, la dedizione totale, la certezza che, qualunque cosa accada, saremo sempre qui a sostenere la nostra squadra, la nostra città, il nostro orgoglio.
E poi il ritornello, che si alza come un coro da stadio, come un abbraccio collettivo che unisce chiunque ami il Napoli:
Lalalalalalala, lalalalalalala. Forza Partenope, il mio cuore è con te
Un inno che non è solo musica, ma identità. Un canto che racchiude tutta la nostra anima, tutta la nostra storia.
Perché il Napoli non si tifa, il Napoli si vive.
Il testo della canzone
“1° agosto pioveva, di domenica era.
Maglia in lana e un pallon e nasceva l’amor.
Dall’azzurro nel cielo, come sfondo il Vesuvio
ed il bianco si sa, è la sua integrità.
E di fango e sudore, sacrificio e passione.
E’ la storia si sa, della nostra città.
Napoli è della gente, il passato e il presente
e il futuro si sa, ci ritroverà qua.
Perché noi ti adoriamo, senza te non viviamo
forza Partenope, il mio cuore è con te.
Lalalalalalala, lalalalalalala.
Forza Partenope, il mio cuore è con te”.
Come suonarla con la chitarra testo e accordi
Dal momento che mi emoziona molto questa canzone ho fatto un breve tutorial per chi volesse suonarla con la chitarra. Premetto che gli accordi sono di più ma io ho voluto semplificarla solo con tre accordi per permettere anche ai principianti di strimpellarla. In pratica l’ho ridotta ad un re maggiore un mi minore ed un la maggiore.
Ecco il video che ho pubblicato ieri sul mio canale YouTube e che su Tik Tok ha già superato le mille visualizzazioni